Edizione 2023
Impatto Socio Sanitario ed Economico delle Dipendenze in Italia
La prima annualità dell’Osservatorio si è concentrata sull’analisi dei modelli organizzativi, l’epidemiologia, l’impatto giudiziario ed economico del fenomeno della dipendenza da stupefacenti e da alcol.
I modelli predisposti per la determinazione del costo per la Società delle due forme di dipendenza, che rappresentano uno strumento deputato a quantificare scenari possibili per la valutazione delle politiche sanitarie, sociali e giudiziarie applicate al fenomeno delle dipendenze, senza pretesa di rappresentare uno strumento previsivo, permettono di trarre alcune indicazioni per la formulazione delle politiche settoriali.
In primo luogo, si conferma che il dimensionamento dell’offerta socio-sanitaria deputata alla presa in carico di soggetti con dipendenza da stupefacenti e/o alcol, presenta un’importante variabilità regionale, sia in termini di personale dedicato, che di tipologia di figure professionali; per la dipendenza da stupefacenti il Nord-Ovest risulta essere la realtà con il maggior organico in rapporto alla popolazione, agli utenti in carico, nonché in termini di ricorso al ricovero ospedaliero; per quella da alcol è invece il Nord-Est. Per entrambe le forme di dipendenza il minor tasso di personale e di utenti in carico si registra nel Mezzogiorno del Paese.
Sebbene non si tratti di personale esclusivo per la presa in carico del soggetto con dipendenza da alcol, in termini di organico, il tasso di personale in rapporto agli utenti in carico per la dipendenza da stupefacenti è circa il 30% in meno rispetto alla dipendenza da alcol (5 vs 6,4 ogni 100 utenti in carico rispettivamente).
La composizione per ruolo professionale è sovrapponibile per le due forme di dipendenza. Se nel Mezzogiorno prevale il personale infermieristico e medico, nelle altre realtà assume un ruolo rilevante anche la figura dello psicologo.
Rispetto al 2015 si è registrata una riduzione del tasso di personale per la presa in carico dei tossicodipendenti nei SerD, in controtendenza con quanto registrato nel personale operante presso i servizi di alcologia: si sono perse nei SerD 0,5 unità in media e nei servizi di alcologia 0,4 in più ogni 100 utenti: la riduzione nei SerD ha interessato il Centro (-23,2%), il Mezzogiorno (-15,3%) ed il Nord-Est (-13,5%).
Il tasso di presa in carico degli utenti con dipendenza da stupefacenti, in rapporto alla popolazione, è circa il doppio di quello relativo alla dipendenza da alcol.
Per via della pandemia, nel 2020, si è registrato un calo della presa in carico, sebbene già nel 2021 in ripresa. Complessivamente, rispetto al 2015, si è però registrata una riduzione degli utenti in carico, che ha interessato soprattutto gli utenti con dipendenza da stupefacenti.
Se per l’alcol il maggior tasso di presa in carico si riscontra nel Nord-Est, per i tossicodipendenti nel Nord-Ovest. La quota di nuovi utenti è maggiore nella dipendenza da alcol (oltre il 25%); nei tossicodipendenti sfiora il 15%.
Il ricorso all’ospedalizzazione per le patologie alcol-attribuibili è circa 2,5 maggiore di quello per le patologie droga-correlate: 69,1 vs 28,9 ogni 100.000 ab.; e quest’ultimo in crescita rispetto al 2015.
Importante è il ricorso ai servizi di emergenza-urgenza per tali forme di dipendenza (il 60-70% degli accessi al Pronto soccorso sono attraverso il 118), con un rapporto 1:4 tra chi ha fatto abuso di droghe e chi di alcol, 18,4 e 59,6 ogni 100.000 rispettivamente; il primo fenomeno si concentra soprattutto nel Nord-Ovest del Paese, il secondo nel Nord-Est. In entrambe le tipologie di utenti il 60-70% degli accessi avvengono in seguito ad un trasporto da parte del 118 e in circa il 10% dei casi esitano in un ricovero ospedaliero.
Ancora in termini di organico, in Toscana, Campania e Sardegna, prevale la componente medica; in Liguria, Friuli Venezia Giulia, Lazio e Umbria quella infermieristica; P.A. di Bolzano e Valle d’Aosta rappresentano le realtà in cui prevale la presenza dello psicologo.
Da ultimo, osserviamo che la correlazione fra unità di personale dei Ser.D. e l’utenza con dipendenza da stupefacenti in carico risulta essere bassa (35,2%) indicando l’assenza di standard omogenei di programmazione. A riprova di ciò, alcune Regioni, quali ad esempio Campania e Friuli Venezia Giulia, o Veneto e Valle d’Aosta, pur presentando livelli di “domanda” simili, evidenziano differenze di organico che arrivano a raggiungere il 70%; analogamente, Calabria, P.A. di Trento e Basilicata, a parità di organico (in rapporto agli abitanti), hanno in carico un volume di pazienti che arriva a differenziarsi di quasi l’80%.
Anche nei servizi di alcologia si riscontra tale situazione: alcune Regioni, quali ad esempio Veneto ed Emilia Romagna e Basilicata, Piemonte e Molise, pur presentando livelli di “domanda” simili, evidenziano differenze di organico che arrivano a raggiungere il 300%; analogamente, Puglia e Friuli Venezia Giulia, a parità di organico (in rapporto agli abitanti), hanno in carico un volume di pazienti che arriva a differenziarsi di quasi il 500%.
Pur tenendo conto di diversi modelli organizzativi questo dato appare significativo.
Anche in termini di numero di prestazioni erogate per utente si riscontra un importante variabilità regionale, sebbene la composizione delle diverse tipologie non vari molto. Per la dipendenza da stupefacenti nel Mezzogiorno si osserva un maggior ricorso ai trattamenti farmacologici (oltre l’80% degli utenti), nel Centro e nel Nord è maggiore il ricorso a percorsi psicoterapeutici ed inserimenti in comunità. Per la dipendenza da alcol solo un terzo ricorre a trattamenti farmacologici,
Il fenomeno ha dei risvolti importanti anche in termini di contrasto da parte delle Forze dell’Ordine e giudiziario, generando dei costi per la gestione di illeciti amministrativi e dei reati commessi dai consumatori di sostanze, con i relativi processi e l’eventuale detenzione.
In termini economici, i fenomeni di dipendenza da stupefacenti e da alcol, generano un costo (diretto) annuo complessivo per il Paese pari a € 8,3 mld., di cui € 7,0 mld. il primo (considerando anche i poli consumatori) e € 1,3 mld. il secondo.
Il fenomeno associato al consumo di stupefacenti, considerando tanto il consumatore occasionale, quanto il tossicodipendente, genera un costo (diretto) nazionale annuo per il Paese pari a € 7,0 mld..
Non consideriamo in questo ammontare i costi indiretti (perdite di produttività) e il valore delle sostanze stupefacenti che arriva a rappresentare circa € 15,5 mld. (1% del PIL italiano).
La gestione degli Esiti, ovvero in larga misura il trattamento delle patologie droga-correlate, rappresenta la voce di costo maggiore, seguita da quella sociale e poi da quella relativa alla gestione socio-sanitaria di questi utenti.
Un tossicodipendente ha un costo (diretto) per il sistema Paese pari a circa tre volte quello di un soggetto con dipendenza da alcol. Rapportando il dato alla popolazione il rapporto tra i due fenomeno sale a oltre cinque: si passa da € 21,6 pro-capite per la dipendenza da alcol a € 118,4 per quella da stupefacenti.
Tutte le azioni finalizzate a contenere gli “esiti del fenomeno” comportano, di conseguenza, risparmi per il Paese: per ogni euro investito in termini di presa in carico socio-sanitaria (farmaci, incremento visite etc.) si stima potrebbero esserne risparmiati 4. Analogamente si stimano molto rilevanti i risparmi ottenibili con gli effetti di una riduzione delle tempistiche dei processi penali, piuttosto che di inserimento in strutture riabilitative (alternative alla detenzione), che consentirebbero un risparmio pari a € 67 mln. per ogni punto percentuale di riduzione dei casi “a rischio”.
Il fenomeno associato alla dipendenza da alcol, considerando tanto i consumatori a rischio (8,6 milioni), quanto i consumatore con abuso di alcol (circa 670.000), eleggibili questi ultimi alla presa in carico da parte dei servizi, genera un costo (diretto) nazionale annuo per il Paese pari a € 1,3 mld..
Non sono considerati in questo ammontare i costi indiretti (perdite di produttività) e i costi per i trattamenti delle patologie riconducibili all’uso dell’alcol (trapianto di fegato, patologie oncologiche etc.), non essendo noti i tempi di esposizione al fattore di rischio.
Analogamente a quando emerso per il fenomeno della tossicodipendenza, la gestione degli Esiti, ovvero in larga misura il trattamento delle patologie alcol-attribuibili (cirrosi, steatosi alcolica, incidenti etc.), rappresenta la voce di costo maggiore, seguita da quella sociale e poi da quella relativa alla gestione socio-sanitaria (pubblica e del privato sociale) di questi soggetti.
Circa un terzo della popolazione carceraria è stata condannata per questioni droga-correlate, e per un terzo si tratta di popolazione straniera.
Tutte le azioni finalizzate a contenere gli “esiti del fenomeno” comportano, di conseguenza, risparmi per il Paese: per ogni euro investito in termini di presa in carico socio-sanitaria (farmaci, incremento visite etc.) si stima potrebbero esserne risparmiati 4. Analogamente si stimano molto rilevanti i risparmi ottenibili con gli effetti di una riduzione del ricorso alla detenzione in favore di misure alternative, consentirebbero un risparmio pari a € 59 mln. annui per ogni punto percentuale di riduzione dei casi “a rischio”.
In sintesi, alla luce dell’elevato impatto del fenomeno delle dipendenze, a livello organizzativo, giudiziario ed economico, si ritiene auspicabile la definizione di:
- standard organizzativi finalizzativi ad allineare l’offerta al fabbisogno “reale” (sviluppo e applicazione di indicazioni legislative)
- percorsi di presa in carico degli utenti (PDTA) trasversali tra servizi pubblici (ambulatoriali e ospedalieri), del privato sociale (servizi a bassa soglia, SMI, residenze e semiresidenze, comunità etc.) e carcere, finalizzati a:
- potenziare il numero di nuovi utenti in carico al fine di prevenire il verificarsi di “esiti” ed implicazioni a livello sociale (incidenti, denunce, etc.)
- garantire continuità nella presa in carico, in particolare per i detenuti stranieri una volta messi in libertà
- attenzione alle fasce di età giovanili
- garantire equità di trattamento.
- azioni finalizzare ad aumentare l’aderenza al trattamento, anche riducendo lo stigma, quali il potenziamento dell’approccio psicosociale, il ricorso ai recenti approcci farmacologici quali i long acting, etc.
Le azioni sopra elencate richiedono evidentemente un incremento di risorse economiche che però, alla luce di quanto emerso dall’analisi, generano complessivamente dei risparmi per la Società.

Anno
2023
Autori
Federico Spandonaro
Daniela d’Angela
Barbara Polistena
La prima edizione dell’Osservatorio è resa possibile grazie al supporto incondizionato di

Comitato Tecnico Scientifico
Alfio Lucchini
Psichiatra, medico psicologo, psicoterapeuta
Past president FeDerSerD
Direttore Centro studi e ricerche –CeRCo – Milano
Mail. alfiolucchini@gmail.com
Daniele D'Angela
Ingegnere biomedico
Presidente e Direttore area valutazione tecnologie e performance sanitarie C.R.E.A. Sanità
Docente incaricato presso Università di Tor Vergata
Mail. d.dangela@creasanita.it
Federico Spandonaro
Economista
Presidente Comitato Scientifico C.R.E.A. Sanità
Ricercatore e professore Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.
Felice Nava
Farmacologo e specialista in neuroscienze
Direttore Area penale e dipendenze ULSS Padova
Direttore comitato scientifico nazionale di FeDerSerD
Mail. felice.nava@icloud.com